La Chiesa di San Paterniano di Fano è una di quelle chiese dalla storia affascinante, che affonda le proprie radici molto lontano nel tempo. Dedicata al patrono di Fano, la Chiesa di San Paterniano fu eretta attorno al 1550 quando per ragioni militari fu abbattuta l’antica abbazia omonima (prima appartenuta ai monaci Benedettini, poi ceduta ai Canonici Regolari Lateranensi) di cui si hanno notizie certe a partire dal 1046 e, con ogni probabilità, ancora più antica che sorgeva fuori città, lungo la Via Flaminia. La chiesa edificata in Piazza Sansovino ha visto cimentarsi nel proprio cantiere Maestro Augustino di Mantova, Maestro Bernardo da Como e lo scalpellino-scultore milanese Giovanni Bosso che realizzò le ventiquattro colonne corinzie del chiostro addossato al lato sinistro della Chiesa. Dietro la facciata rimasta incompiuta, dove spicca il bel portale in pietra con moduli caratteristici dell’architettura michelangiolesca realizzato nel 1573 dallo scalpellino veneziano Giacomo di Stefano Bambagiani, si apre un vero e proprio tesoro dell’arte. Tra le tre navate che contraddistinguono gli interni, si possono ammirare dipinti di Alessandro Tiarini, Carlo Bonone, Giambattista Ragazzini, Claudio Ridolfi, il Cavalier d’Arpino, Gian Giacomo Pandolfi, Bartolomeo Giangolini e anche una buona copia ad opera di Giusto Cespi del celebre Sposalizio della Vergine del Guercino, eseguito nel 1649 su commissione della famiglia Mariotti e oggi conservato presso la quadreria della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano. Un’anticappella con la cupoletta decorata da un affresco di Sebastiano Ceccarini immette nella cappella alla destra del presbiterio dove, sotto la volta affrescata da Antonio Viviani, sono  custodite le ossa del Santo Patrono all’interno di un sarcofago tardo-romano. L’affresco della cupola e del catino absidale furono invece realizzati da Giovanni Battista Ragazzini nel 1556; il puteale al centro è opera del veneziano Jacopo Bambagiani. Negli spazi della tribuna seicentesca si trova un bellissimo organo rinnovato nel 1779 dal famoso maestro Callido, noto per la maestria e la bellezza delle tonalità dei suoi organi.

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