Il Museo degli Sguardi di Rimini rappresenta un interessante esempio di museo antropologico, proponendo una ricerca più ampia rispetto ad un museo etnografico. Il nome stesso attribuito al muso suggerisce già il suo approccio, che non si limita a raccogliere oggetti che testimoniano i costumi e le variegate culture di tante civiltà extraeuropee, ma propone un’interessante indagine su come queste popolazioni siano state guardate e intese da parte del mondo occidentale.

Lo sguardo, atto personalissimo, viene così colto nella sua valenza culturale legato all’appartenenza di credenze e valori. Visitando il Museo degli Sguardi, la cui progettazione ha visto il coinvolgimento del celebre antropologo Marc Augé, scopriamo come l’esotico per i cristiani, in una visione eurocentrica, abbia rappresentato la prova dell’esistenza del diavolo; diversamente è possibile cogliere tutto lo stupore della scoperta nelle testimonianze dei primi viaggiatori e degli scienziati che cominciavano ad ampliare il loro repertorio di conoscenze e scoperte. Ma uno sguardo sui mondi lontani è anche quello posato dagli artisti, che tra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento guarda alle maschere rituali dell’Africa o della Nuova Zelanda come fonte di ispirazione, influenzando la produzione di artisti – basti pensare a Gaugain, a Picasso o ai Surrealisti – che vedono nelle testimonianze di queste culture un altro modo di relazionarsi al mondo e un modo altro di intendere l’arte.

Il percorso del museo si snoda per aree geografiche, riportando per ognuna di esse preziosi oggetti: oggettuali rituali, scudi decorati, maschere tribali, sculture in legno, armi, arredi, strumenti musicali, abiti, gioielli e altro ancora, provenienti da tutti i continenti del mondo e dalla varie civiltà che li hanno abitati. La raccolta è nata grazie alla passione del viaggiatore Delfino Dinz Rialto, Ugo Canepa, Bruno Fusconi e all’attività dei Frati Missionari Francescani del Santuario di S. Maria delle Grazie. La visita al Museo degli Sguardi è un’ottima occasione per ripensare anche il proprio modo di guardare agli altri, alle altre culture con cui quotidianamente entriamo in contatto grazie al mondo globalizzato.

Se volete riflettere confrontandovi direttamente con le cultura localissima, rimanendo sul colle di Covignano, allora spunti di riflessione si possono trovare durante la stagione estiva all’Agriturismo Il Germolio (Via delle Fonti Romane 5, tel. 0541 751285) o con dialogando con uno dei primi autoctoni Dalla Maria (Via delle Grazie, 81, tel. 0541 751161) o con la carne locale servita all’Osteria la Chiacchiera (Via Covignano, 271/M, tel. 0541 751066) e riflettere, riflettere su come vi sentite immersi nella cultura della Romanga.

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