Il Teatro della Fortuna di Fano ha come facciata quella dell’antico Palazzo del Podestà, fu edificato dal famoso scenografo e scenotecnico fanese Giacomo Torelli tra il 1665 e il 1677. Dichiarato inagibile nel 1839, fu demolito e ricostruito su progetto dell’architetto modenese Luigi Poletti tra il 1845 e il 1863, andando a sostituire il teatro preesistente. Purtroppo anche il nuovo Teatro della Fortuna subì notevoli danni durante l’ultima guerra, quando crollò il campanile della piazza – a sua volta sostituito dalla Torre civica nel 1950 – e spezzoni incendiari caddero sul tetto della sala del Teatro, guastando i bellissimi decori a tempera del romano Francesco Grandi che rappresentavano i Fasti di Apollo e altre immagini mitologiche. Dopo un lungo e laborioso restauro, il Teatro della Fortuna ha riaperto il proprio splendore al pubblico nel 1998, restituendo alla vista l’antica forma seppur adeguata alle esigenze contemporanee. Concepito con la classica struttura all’italiana, la sala offre comodità e sfarzose decorazione nei tre ordini di ventuno palchi a sporgenze degradanti in ritiro e nell’ampio loggione. Una delle particolarità è offerta da un alto basamento anfiteatrale che sorregge l’ampia sporgenza del primo ordine di palchi, decorata da piccole chimere alate. Un metro circa più indietro si elevano i pilastri che reggono la sporgenza del secondo ordine e sostengono un peristilio corinzio su cui si impostano il fregio e la cornice della trabeazione, coronata da attico decorato da eleganti trafori e statue, che funge da parapetto al loggione. A metà circa dell’altezza, fra un fusto e l’altro delle colonne, una impalcatura con un raffinato parapetto a grata delinea il terzo ordine. Sono davvero innumerevoli i dettagli di pregio di questo incantevole spazio dedicato alla musica e al teatro, che ha visto avvicendarsi sul suo palco i melodrammi dei Bibiena o di Metastasio, le celebri voci bianche del Farinelli e del Giziello, poi ancora Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, Puccini, Mascagni e altri illustri nomi che hanno fatto la storia della musica. Merita una nota la Sala Verdi, vasto ambiente destinato un tempo alle feste danzanti, ai concerti e alle conferenze dove, durante il restauro, sotto la platea del teatro sono stati rimessi in luce i resti di due mosaici romani policromi con emblemi a decorazioni geometriche risalenti ai primi anni del III secolo d.C..

Pagina precedente
© 2012 Hospitality Web - info@hospitalityweb.it